Archivio della categoria: Energie alternative

Le Spin Cell della V3Solar: la rivoluzione del fotovoltaico

La diffusione e la popolarità della tecnologia solare è in continua crescita, tanto che sono sempre più numerose le abitazioni e le aziende che hanno installato, e che intendono installare, un sistema fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. La tecnologia, la ricerca e le innovazioni nel settore del fotovoltaico hanno certamente fatto molta strada, soprattutto negli ultimi tempi, in cui si tende a economizzare sui materiali e, allo stesso tempo, a massimizzare efficienza e produttività delle celle solari. I vecchi pannelli solari, da ingombranti e costosi, stanno diventando nel tempo molto più esili, pratici, e vantaggiosi. In ogni caso, anche se l’attuale impiego del fotovoltaico è sempre più diffuso, il design complessivo non è cambiato più di tanto. La stragrande maggioranza dei sistemi solari in commercio si compone ancora di pannelli dalla forma schiacciata posti su un piano statico. Ci chiediamo a questo punto: se la cella solare venisse fatta ruotare seguendo il sole, per raccogliere la luce solare diretta, non produrrebbe più energia? Questo è il principio che sta alla base della nuova tecnologia dei pannelli fotovoltaici conici della V3Solar. Si tratta di sistemi dalla forma innovativa, in grado di sfruttare i raggi solari in maniera costante durante tutto l’arco della giornata, producendo energia elettrica 20 volte in più rispetto ad un pannello tradizionale. I pannelli conici, chiamati Spin Cell, sono un sistema di celle fotovoltaiche rotanti, e si compongono di due coni. Uno fisso interno che convoglia l’energia prodotta attraverso un concentratore statico, e uno esterno “corredato da centinaia di celle fotovoltaiche, che ruotando sfrutta la levitazione magnetica”. Le Spin Cellnon sono ancora in commercio, né l’azienda ha rilasciato informazioni su costi e commercializzazione.

 

Tegola fotovoltaica: funziona ma non si vede

Nel quadro del programma Ue 2007/2013, alla voce “fonti di energia rinnovabili e alternative” si contano 528 milioni di euro di finanziamenti, parte dei quali destinati alla realizzazione di impianti fotovoltaici.

Non mancano quindi le risorse e, di conseguenza, le prospettive di risparmio energetico nonché economico, se si pensa che, secondo una previsione dell’assessorato all’Industria della Regione Siciliana, sarebbero oltre 2mila i posti di lavoro da impiegare nel settore. Quella del fotovoltaico è una realtà nuova che sembra avere tutte le carte in regola per affermarsi – a detta degli esperti – come un’alternativa valida per la produzione di energia, portando più benefici e che svantaggi. Ma c’è di più: data la criticità del territorio italiano (il 46% è sottoposto a vincoli storico-paesaggistici), l’integrazione architettonica del fotovoltaico diventerebbe indispensabile per il rispetto ambientale. A correre in aiuto arrivano le tegole fotovoltaiche, un sistema secondo cui la cella è inglobata all’interno dell’elemento architettonico, la tegola appunto, in modo da generare energia e non intaccare l’assetto estetico.

Se n’è parlato in occasione del seminario tecnico promosso dalla Fondazione degli Ingegneri di Catania, prevista nell’ambito dei seminari dell’innovazione rivolto all’aggiornamento dei professionisti: «Parliamo di una realtà divenuta ormai indispensabile – ha affermato il presidente della Fondazione Santi Maria Cascone – non può esistere progettazione che non ne tenga conto, soprattutto come soluzione alternativa nei centri storici, dove l’impatto visivo assume una rilevanza maggiore». Si tratta di un mercato in rapida crescita che mira a tagliare il traguardo di 3000 MW installati entro il 2016: «Il fotovoltaico integrato può sostituire del tutto il componente edilizio – ha sottolineato Mauro Spagnolo dell’Università La Sapienza di Roma – nonostante il costo sia maggiore di 1/3 rispetto al tradizionale. A tal proposito ritengo che sia compito dello Stato informare, incentivare, ponendo i giusti limiti normativi e qualitativi, e colmando il margine di differenza dei costi favore dei privati».

Dallo sgravio fiscale superiore, alle tariffe incentivanti al perfetto isolamento termico con cui si riducono i consumi per il riscaldamento e il raffrescamento: questi alcuni dei tempi affrontati nel corso del seminario, i cui lavori sono stati introdotti dal segretario della Fondazione Alfio Grassi. Sono inoltre intervenuti il segretario dell’Ordine degli Ingegneri etnei Aldo Abate, l’amministratore delegato e il capo area della Tegola Canadese spa, rispettivamente Fulvio Cappelli e Tommaso Pietropaolo.

Un nuovo piano di investimenti per la produzione di energie alternative arriva dal settore agricolo

L’agricoltura lancia un piano di investimenti per la produzione di energie rinnovabili

L’ultimo rapporto dell’ENEA, elaborato sui dati 2008, sottolinea: “Le energie rinnovabili rappresentano un’importante opportunità industriale oltre che una fonte di energia alternativa. L’investimento nel settore è molto cresciuto negli ultimi anni, fino a raggiungere nel mondo i 160 miliardi di dollari e dare occupazione a quasi 4 milioni di addetti”. In questo quadro generale cresce la richiesta di strategie energetiche sostenibili e il consenso è molto alto per chi investe nell’ energia verde.

Sull’argomento è intervenuto oggi il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, nel corso della tavola rotonda “Per non restare al verde”, organizzata nell’ambito della manifestazione “Cortina In ConTra Estate 2009”, il prestigioso “think-tank” ideato dal giornalista Enrico Cisnetto.

“Seguendo il green new deal lanciato da Obama – ha detto Vecchioni – anche il settore agricolo vuole contribuire sempre più a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale e diversificare le fonti energetiche”.

Un importante passo operativo su vasta scala in Italia è stato fatto Confagricoltura, creando la prima rete che produce biomasse di origine agricola, con 120 imprese, 600 milioni di investimento e 170 megawatt di potenza installata. Tutto ciò che è legato alle energie rinnovabili noi lo vediamo come una integrazione di reddito e una riduzione dei costi per le nostre imprese. Ma non riteniamo questo percorso né risolutivo, né esaustivo in termini di impatto sul clima. La nostra, in proposito, è una visione laica ed economica, non ideologica”.


“Il completamento del quadro normativo sulla produzione di energia da biomassa – ha proseguito il presidente di Confagricoltura – darà nuovo impulso allo sviluppo in questo settore. Un sistema di incentivi chiaro e stabile negli anni, infatti, consentirà alle imprese di pianificare gli investimenti nel lungo periodo. Tenendo presente che, superato il passaggio iniziale, più le tecnologie avanzano, più il ricorso agli incentivi può essere ridimensionato. La comunità agricola diventerà quindi un alleato ancor più prezioso all’interno di un disegno che consente una riformulazione economica del rapporto col territorio. Purtroppo – ha sottolineato Vecchioni – 600 milioni di euro dei fondi rotativi, ossia i finanziamenti di credito agevolati per le imprese che vogliono promuovere sistemi di cogenerazione ad alta efficienza, giacciono fermi, mentre le imprese di Confagricoltura sono pronte ad entrare in questa partita”. Poi Vecchioni ha avvertito: “In tutto ciò va definitivamente modificato l’approccio ideologico che considera l’agricoltura non compatibile con la produzione di energia, a discapito di quella alimentare. Le moderne tecnologie, invece, consentono la coesistenza di entrambe le attività, senza contare che 350.000 ettari di terreno pubblico inutilizzati stanno per essere restituiti alla comunità agricola. Inoltre, a proposito della lotta alle emissioni di CO2 va ricordato che la maggior parte dei boschi italiani è privata”. Un altro intervento di rilievo nel contesto dell’agroenergia è quello operato da Finbieticola, di cui Federico Vecchioni è presidente, con l’obiettivo di riconvertire e valorizzare il settore bieticolo-saccarifero attraverso lo sviluppo di attività imprenditoriali agricole innovative. “Con un investimento di circa 280 milioni di euro nei prossimi tre anni – ha spiegato Vecchioni – il progetto “Terrae” punta a mobilitare partner industriali e finanziari con una leva complessiva di un miliardo e mezzo di euro. Per lo sviluppo delle iniziative nel 2009 sono disponibili 41,3 milioni di euro, cifra che sale a circa 115 milioni di euro per ciascuno dei due anni successivi pari a un volume complessivo di 279,6 milioni di euro nel triennio. La quota maggiore è appunto riservata all’agroenergia, che assorbe il 79% degli investimenti”. Il 16% è rivolto allo sviluppo dell’area agroalimentare e il 5% ai servizi. “Il progetto – ha proseguito il presidente – si svilupperà attraverso tre società operative a cui faranno capo 21 divisioni. Nove di queste opereranno nella produzione di energia elettrica e biocarburanti. Una particolare attenzione viene dedicata al settore delle fonti rinnovabili, visto che l’agricoltura italiana ha notevoli margini di sviluppo e può fare molto per contribuire ad abbattere le emissioni di CO2. La costruzione di un futuro sostenibile non può prescindere dalla promozione di azioni che siano in grado di conciliare le esigenze della crescita economica ed occupazionale con le ragioni dell’ambiente, creando così quel sistema di reciproche opportunità tale da orientare le politiche di gestione verso una comune visione di sviluppo”. Questo è anche il motivo per cui Finbieticola SpA, ha firmato il Patto per l’Ambiente con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero dell’Ambiente il 7 luglio 2009 congiuntamente ad altre 10 imprese impegnate nei settori dell’energia, all’industria, dei trasporti e dell’agricoltura quali Autostrade per l’Italia SpA, Edipower SpA, Edison SpA, ENAC SpA, Enel SpA, Eni SpA, Ferrovie dello Stato SpA, Italcementi SpA, Sorgenia SpA, Terna SpA. L’accordo tra le 11 imprese, vuole contribuire, con 12 miliardi di investimento, alla diversificazione delle fonti energetiche e consentire una riduzione delle emissioni di CO2 nel periodo 2009-2013, di circa 2.5 milioni di tonnellate/anno. Consulta il nostro network intraprendere e il nostro sito sulla scuola dove troverai notizie su graduatorie scuole e immissioni in ruolo

CNA ed Enea firmano un accordo di collaborazione per la sostenibilità energetica

Qualificazione delle imprese per l’ efficienza energetica e la sostenibilità. CNA ed Enea firmano un accordo di collaborazione

Le piccole imprese sono, da un lato, attori fondamentali della strategia italiana per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e riduzione della CO2 fissati dalla UE e possono, d’altra parte, cogliere, in tale ottica, importanti opportunità di crescita competitiva.

Per supportare le Pmi in questa fase di cambiamento CNA ed Enea hanno firmato una convenzione che avvia una collaborazione in materia di formazione e qualificazione professionale al fine di dotare le imprese associate alla CNA di maggiori competenze nei settori della generazione distribuita, dell’ efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.

Gli obiettivi dell’accordo sono relativi alla creazione di una rete di micro, piccole e medie imprese competenti ad operare secondo i principi di efficienza e sostenibilità, a cui i consumatori possono rivolgersi per l’ installazione e la manutenzione di impianti, e per la progettazione e costruzione “sostenibile” in campo edile. Grazie a questo accordo si creeranno oltre 200.000 nuovi posti di lavoro.

La partnership Enea-CNA riunisce e integra le competenze di un ente leader nel campo della formazione e del trasferimento tecnologico in campo energetico e la conoscenza del settore artigiano e delle PMI, nonché la diffusione territoriale, della CNA.

Con questa collaborazione si intende offrire alle imprese un contributo importante per cogliere le opportunità derivanti dallo sviluppo di settori innovativi quali l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, oltre ad aiutare il Paese a rispettare gli impegni già assunti in tema di salvaguardia ambientale e destinati ad ampliarsi a seguito della recente approvazione del pacchetto Europeo sul clima e del prossimo appuntamento globale di Copenaghen.

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Nasce la prima rete che produce energia da biomasse

“Le imprese che si riferiscono a Confagricoltura credono nel capitolo energetico per la diversificazione dell’attività e del reddito, in un ottica di contenimento dei costi, aumento della competitività e recupero della domanda energetica, che è in grado di dare un contributo determinante al processo di sviluppo del Paese”, così Federico Vecchioni, presidente dell’Organizzazione agricola al primo posto in Italia per rappresentatività dei datori di lavoro nel settore, ha garantito l’impegno di 546 mila imprese sul tema strategico delle risorse energetiche e del relativo impatto sull’ambiente.

Intervenendo alla presentazione del Rapporto Enea “energia e ambiente 2008” Vecchioni ha sottolineato la volontà di Confagricoltura di affiancare il sistema produttivo con lo sviluppo di sistemi a biomassa, biogas e fotovoltaici. Al presidente di Enea, Luigi Paganetto, che sottolineava come investire in tecnologie legate alle nuove frontiere dell’energia puo’ essere la via per uscire dalla crisi economica, il numero uno di Confagricoltura ha annunciato che 120 imprese associate realizzeranno la prima rete di produzione energetica da biomasse di origine agricola, con un investimento di 600 milioni di euro e 170 megawatt di potenza installata. Una risposta operativa al “green new deal”, che ha come obiettivo la correzione dei maggiori squilibri del sistema in fatto di risparmio e abbattimento della CO2.


“Il completamento del quadro normativo sulla produzione di energia da biomassa, con la pubblicazione del disegno di legge 1195 recentemente approvato al Senato – ha affermato Vecchioni – darà nuovo impulso allo sviluppo delle agroenergie, che si affiancherà ai notevoli risultati già raggiunti con il fotovoltaico e l’ eolico in agricoltura. Un sistema di incentivi chiaro e stabile negli anni dà infatti una visione non più utopistica che consentirà alle imprese di pianificare gli investimenti nel lungo periodo. Tenendo presente che, superato il passaggio iniziale, più le tecnologie avanzano, più il ricorso agli incentivi può essere ridimensionato”.

La comunità agricola diventerà quindi un alleato ancor più prezioso all’interno di un quadro normativo che consente una riformulazione economica del rapporto col territorio. Vecchioni ha poi espresso il suo sconcerto per il fatto che 600 milioni di euro dei fondi rotativi, ossia finanziamenti di credito agevolati per le imprese che vogliono promuovere sistemi di cogenerazione ad alta efficienza, giacciano fermi, mentre le imprese di Confagricoltura sono pronte ad entrare in questa partita.

“Deve essere definitivamente modificato – ha concluso Vecchioni – l’approccio ideologico che considera l’agricoltura non compatibile con la produzione di energia, a discapito di quella alimentare. Le moderne tecnologie consentono la coesistenza di entrambe le attività, senza contare che 350.000 ettari di terreno pubblico inutilizzati possono essere restituiti alla comunità agricola. Inoltre – ha concluso il presidente di Confagricoltura – a proposito dell’emissione di CO2 va ricordato che la maggior parte dei boschi italiani è privata, un patrimonio che va preservato, così come deve essere premiato chi ne ha cura”.

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