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Il Cnr si fa valutare

Per la prima volta la rete scientifica dell’Ente è stata sottoposta ad uno screening effettuato da valutatori esterni, con una rilevante componente internazionale. La valutazione media è risultata molto buona, come la capacità di attrazione dei fondi esterni

26 Panel composti da 150 scienziati, di cui 60 stranieri provenienti da istituzioni europee, hanno valutato la produzione scientifica e brevettuale, le attività di technology transfer, le infrastrutture materiali e le risorse di personale della rete scientifica del Consiglio nazionale delle ricerche del quinquennio 2004/2008.

Gli obiettivi della valutazione sono stati: individuare i punti di forza e di debolezza degli Istituti, al fine di potenziarli e di correggere eventuali carenze; giudicare l’opportunità della loro attuale collocazione all’interno dei Dipartimenti; vagliare possibili aggregazioni; stabilire un ranking di massima.

Il panel ha classificato la rete scientifica in due sezioni: A (Scienze, Medicina, Ingegneria, Economia), composta da 87 Istituti di 8 Dipartimenti, e B (Scienze Umanistiche, Sociali, Giuridiche), che comprende 20 Istituti di 3 Dipartimenti. I parametri utilizzati per la valutazione sono stati: le pubblicazioni, la promozione e diffusione scientifica e tecnologica, le attività editoriali, i brevetti (solo per la sezione A), le attività educative, i progetti e contratti e le infrastrutture.

La valutazione mostra come gli Istituti siano in buona salute sia dal punto di vista dei risultati scientifici ottenuti, sia da quello della capacità di attrazione dei fondi esterni. La valutazione media risultante dai Panel di area è infatti molto positiva: un punteggio di circa 73/100 per gli Istituti della sezione A e di 82/100 per quelli della sezione B. “La differenza tra questi due valori”, spiega il Panel generale, “non è significativa, essendo associata principalmente a differenze nel metro di valutazione”.

49 Istituti della sezione A (il 56%) e 8 Istituti nella sezione B (40%) si sono classificati con un punteggio pari o superiore alla media, mentre 20 Istituti della sezione A (ossia il 23%) e 12 Istituti della sezione B (33%) hanno ottenuto un punteggio finale, cioè dopo l’omogeneizzazione operata dal Panel generale, maggiore o uguale a 80, che li colloca in un’area che può considerarsi di assoluta eccellenza.

Particolarmente soddisfacente appare la capacità di attrazione di risorse esterne da parte degli istituti del Cnr (definita come rapporto tra fondi esterni e fondi totali, inclusi i costi del personale) che è risultata pari al 30% per la sezione A e al 17% per la sezione B. Si confermano quindi le indicazioni del VI e VII Programma Quadro dell’Unione Europea nei quali, come percettore di finanziamenti, il Cnr si è classificato al primo posto in Italia e al quinto a livello europeo (quarto, se si considera il numero di progetti approvati) tra gli Enti pubblici di ricerca dell’Ue.

“I risultati complessivi”, sottolinea Luciano Maiani, presidente del Cnr, “sono ampiamente positivi, in particolare quelli stilati dalla componente europea del Panel, che hanno evidenziato il livello internazionale dell’Ente. I panelisti stranieri sono rimasti sorpresi nel constatare lo stato della ricerca nei nostri Istituti: migliore di quella descritta dai giornali scientifici stranieri. I nostri Istituti hanno la capacità di svolgere un ruolo di leadership nel campo della ricerca italiana e questa valutazione sarà un’importante base di partenza per pianificare le strategie future e un incentivo per i soggetti finanziatori (Ministeri, Regioni e imprese) a investire nel Cnr”.

Nelle proprie conclusioni, il Panel generale ha espresso l’opinione che venga riaffermato il ruolo del Cnr come motore della ricerca nazionale, promotore di interventi in settori strategici che coinvolgano anche Università e organizzazioni industriali e territoriali.

Dal punto di vista operativo ogni Istituto è stato valutato da due o tre Panel distinti. “Nei due terzi la valutazione dei diversi Panel di Area differiva di meno del 20% e per questi casi si è provveduto semplicemente a fare la media aritmetica”, spiega Gianfranco Chiarotti, Professore emerito dell’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore del Panel generale. “Per il terzo rimanente il Panel generale, dopo aver esaminato la documentazione e ascoltato i coordinatori dei Panel coinvolti, ha stilato la valutazione finale, accompagnandola con una breve nota esplicativa”.

L’eterogeneità disciplinare “ha comportato una certa difficoltà comparativa specie tra aree culturali diverse”, conclude il prof. Chiarotti. “Per questo, nella relazione finale, gli Istituti sono stati ordinati per Dipartimento, dove le affinità scientifiche permettono una migliore valutazione comparativa”.

L’esame ha messo infine in evidenza il problema del sostegno alla ricerca di base, per la quale il Panel generale suggerisce di ricorrere, almeno inizialmente e nelle aree riconosciute come prioritarie, al sistema degli overhead: cioè al prelevamento di una parte degli introiti ricavati dai contratti esterni. Tale sistema è largamente diffuso a livello internazionale e ha dato in generale ottimi risultati.

La Relazione finale del Panel generale e le considerazioni da parte del Consiglio di amministrazione sono consultabili all’indirizzo

http://www.cnr.it/sitocnr/IlCNR/Attivita/ValutazioneIstituti.html

Missione simulata Mars 500

Il Centro pisano composto da Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr), Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa rileverà gli effetti della missione simulata Mars 500 sull’asse cuore-cervello-polmoni degli astronauti. Le ‘cavie’, tra cui l’italo-colombiano Diego Urbina, vivranno da oggi in isolamento per 520 giorni: i ricercatori monitoreranno ecg, cortisolo, funzioni cognitive ed emotive

Misurare lo stress tramite un inedito mix di esami (dall’analisi della scrittura all’elettroencefalogramma, dalla rilevazione dei livelli di cortisolo fino all’ecocardiografia) e ridurne gli effetti senza ricorrere a terapie farmacologiche. La missione spaziale simulata verso Marte, che ‘parte’ oggi dall’Istituto per i problemi biomedici di Mosca (Ibmp), affida ai ricercatori del Centro Extreme di Pisa – composto da ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr), della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa – la delicatissima rilevazione clinica degli effetti dello stress sull’asse cuore-cervello-polmoni degli astronauti. Il team pisano intende affinare le procedure per la misurazione oggettiva dello stress individuale e valutarne le possibili contromisure: se avvalorate scientificamente, tali tecniche potrebbero nel prossimo futuro essere applicate anche sui pazienti comuni.

‘Cavie’ d’eccezione, i sei astronauti volontari (tra cui l’italo-colombiano Diego Urbina) per 520 giorni vivranno confinati negli spazi angusti del simulatore russo Nek, tra le cabine dell’equipaggio, il bagno, la cucina e la piccola area comune: senza contatti diretti con l’esterno e senza possibilità d’uscita. Una sorta di ‘grande fratello’ spaziale che rappresenta il terzo e decisivo momento del progetto Mars 500, iniziato due anni orsono.

L’esperimento di confinamento prolungato degli astronauti, organizzato dall’Ente spaziale russo e dell’Esa (l’Agenzia spaziale europea) questa volta riprodurrà in tutto e per tutto la missione spaziale verso Marte (idealmente programmata per il 2020), escludendo qualunque forma di contatto con il mondo esterno tranne le comunicazioni radio che – rispettando quanto avverrebbe nella realtà – avranno comunque un ritardo di circa venti minuti.

Oltre ai 250 giorni del viaggio d’andata e ai 240 del ritorno, tre dei sei astronauti dovranno sobbarcarsi ulteriori 30 giorni, simulando la discesa e il soggiorno sulla superficie del Pianeta Rosso sull’apposito modulo spaziale collegato alla navicella. I rischi non sono banali: l’ambiente ‘marziano’ riprodotto dagli scienziati russi è realistico per atmosfera, temperatura, illuminazione e pressione (fa eccezione la gravità); malfunzionamenti o rotture delle tute spaziali metterebbero a repentaglio la vita stessa dei volontari.

“In queste condizioni il gruppo di ricerca pisano è chiamato a misurare oggettivamente la vulnerabilità allo stress dell’equipaggio e, contestualmente, verificare sul campo contromisure non farmacologiche che possano migliorare la resa degli individui alla pressione psicologica”, spiega Remo Bedini dell’Ifc-Cnr. Sono previste otto sessioni di esperimenti: una all’inizio, una alla fine e sei durante il viaggio. “In particolare, i ricercatori effettueranno rilevazioni elettroencefalografiche con dispositivi portatili a 32 canali per misurare la cosiddetta Sleep Slow Oscillation (Sso), l’onda madre del sonno ad onde lente (il sonno ristoratore). Specifici test clinici saranno condotti per misurare i livelli di cortisolo, ormone correlato allo stress: dalle urine si otterrà la misura del cortisolo tonico, dalla saliva quello fasico”.

L’equipaggio sarà poi sottoposto dai ricercatori del Centro Extreme a esami psicometrici per la valutazione di alcune funzioni cognitive ed emotive. “Un altro obiettivo è misurare la ‘frattalità del pensiero’ degli astronauti, analizzando i testi scritti da loro stessi durante la missione”, prosegue Antonio L’Abbate, professore ordinario alla Scuola Superiore Sant’Anna e direttore del Centro Extreme. “Indipendente dalla lingua, dal mezzo utilizzato per la scrittura e dal senso complessivo del testo, il test potrebbe confermare come la distanza temporale e la frequenza di scrittura di certe parole possa rendere una misura oggettiva dello stress senza dover ricorrere a ulteriori indagini cliniche”. Gli esami saranno monitorati in tempo reale: gli astronauti – unica concessione – dispongono di un portello ‘pass trough’ per passare i campioni all’esterno durante il viaggio.

Per quanto riguarda gli antidoti allo stress, il Centro Extreme sta conducendo specifiche ricerche che potrebbero trovare a Mosca importanti conferme. Sotto indagine ci sono gli effetti delle stimolazioni elettriche al cervello. “Se la misurazione dello stress e l’efficacia delle contromisure si rivelassero corrette”, conclude Angelo Gemignani, del Dipartimento di Scienze Fisiologiche dell’Università, “l’esperimento di Mars 500 spalancherebbe le porte alla determinazione dei profilo di rischio dei singolo individui, fornendo un contributo essenziale alla moderna medicina predittiva: per le persone impegnate in attività estreme come pompieri, militari, addetti alla protezione civile ma con ricadute positive per tutti i cittadini”.