Archivio della categoria: Ricerca

Nel Tirreno per studiare vulcani e terremoti

Missione di ricerca sul rischio sismico e la geologia sottomarina, con la nave Urania del Cnr e la Sarmiento de Gamboa del Csic, nell’ambito del progetto europeo Medoc. Collocati alcuni sensori, anche nella tenuta presidenziale di Castelporziano

Formazione, conformazione e assetto geologico del Mar Tirreno e presenza di grandi vulcani sottomarini, come il Marsili, che si eleva per 3.500 metri, sono al centro del progetto europeo MEDOC cui partecipano tra gli altri i ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar-Cnr) e dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali (Idpa-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche. Parte centrale del progetto, la campagna oceanografica in corso nel Tirreno centrale e meridionale con la partecipazione coordinata delle navi oceanografiche Urania del Cnr e Sarmiento de Gamboa di proprietà dello spagnolo Consejo Superior de Investigaciones Cientifica (Csic).

Le due navi svolgono rilievi di sismica a riflessione e a rifrazione, per indagare le parti superficiali e la struttura della crosta terrestre fino ad una profondità di alcune decine di km e studiare il rischio sismico. Ad integrazione della campagna oceanografica squadre di geofisici dell’Idpa e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) hanno temporaneamente installato stazioni sismiche a terra in Sardegna e Corsica e sulla Penisola italiana: una delle stazioni di terra dell’Ingv è stata posizionata anche nella tenuta presidenziale di Castelporziano. Inoltre vengono utilizzate le stazioni permanenti della rete sismica nazionale dell’Ingv e 5 stazioni sismiche da fondo mare chiamate Ocean Bottom Seismometers/Hydrophones (OBS/H) che sono state deposte nel Tirreno meridionale, sulla direttrice che va dal Marsili all’isola di Stromboli, durante una precedente campagna con l’Urania nell’ambito di una collaborazione tra Ismar e OBS Lab di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv.

“Come avviene per i terremoti, la cui energia si propaga come un’onda acustica su tutto il pianeta, così si generano artificialmente impulsi acustici per studiare i primi 20-40 km di crosta terreste, ovvero lo strato in cui si generano la maggior parte dei terremoti.” spiega Nevio Zitellini dell’Ismar-Cnr di Bologna. “La nave Urania posiziona a fondo mare e poi recupera sismometri OBS, nel Tirreno, creando un ‘grande orecchio’ che è in grado di sentire e registrare gli impulsi generati artificialmente”. I sismometri da fondo mare sono stati messi a disposizione dall’ Istituto di Scienze Marine dell’Università di Kiel in Germania (Ifm-Geomar).

“Le risposte serviranno a comprendere da una parte i processi di generazione dei margini continentali, e a contribuire allo studio del rischio sismico nell’area italiana”, conclude Zitellini.

Nanomedicina

Centro Europeo di Nanomedicina, parte la prima ricerca.

Lo sviluppo di nuovi materiali e nuove tecnologie per migliorare la diagnosi e la cura delle malattie neurologiche è l’obiettivo del primo programma di ricerca del Centro Europeo di Nanomedicina, la Fondazione promossa e finanziata da Regione Lombardia che riunisce 10 istituti di ricerca pubblici e privati di primissimo piano. La Fondazione, nata nel luglio 2009, ha appunto l’obiettivo di ricercare e sviluppare soluzioni innovative per la prevenzione, la diagnosi e la cura di patologie tumorali, cardiovascolari e neurologiche.
“Con l’attività della Fondazione per la quale abbiamo già investito 6,6 milioni di euro e l’avvio di questo progetto in particolare – ha detto il presidente della Regione Lombardia in una conferenza stampa – stiamo costruendo il futuro. Non a caso il settore biotech è considerato tra le 10 tecnologie che cambieranno il mondo e che sicuramente potrà rappresentare la forza economica del nostro Paese nei prossimi anni”.
“L’obiettivo – ha aggiunto – è dare vita la più grande hub europeo nel settore della ricerca biomedica. Dalla Lombardia parte un messaggio chiaro rivolto all’Europa: per far crescere l’economia e la società occorre promuovere la conoscenza e l’innovazione”.

Guiderà il progetto, attivato in collaborazione con l’Istituto Besta, il prof. Francesco Stellacci, docente al MIT di Boston e a Losanna, che lavorerà con il suo team di tre ricercatrici nel laboratori del Campus IFOM-IEO.


“Torna in Lombardia – ha commentato il presidente di Regione – uno dei nostri migliori cervelli”. Il presidente ha ringraziato Stellacci per la “disponibilità e l’entusiasmo con cui ha accettato questa nuova sfida”, ricordando di averlo conosciuto a Boston alcuni anni fa e di averlo già “catturato” nella rete di collaborazioni di Regione Lombardia. Nonostante la sua giovane età (è del 1973) Stellacci è già stato insignito di 12 premi internazionali. “Con questa importante iniziativa – ha proseguito il presidente – ha deciso di tornare in Italia e di mettere a disposizione il suo know how. Questo risultato testimonia la capacità di attrazione del nuovo Centro”. Il presidente ha sottolineato anche la “necessità della circolarità dei cervelli perché la conoscenza è un bene universale” e si è detto favorevole alla permanenza all’estero per alcuni anni dei nostri ricercatori così come l’arrivo in Lombardia e in Italia dei migliori ricercatori stranieri.
Dal canto suo, Stellacci ha parlato della “realizzazione di un sogno” e cioè quello di “svolgere una ricerca al livello più alto possibile in Italia”.
Sono intervenuti alla conferenza stampa anche Carlo Borsani (presidente della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano), Adriano De Maio (presidente della Fondazione Centro Europeo di Nanomedicina) e Ferdinando Cornelio (direttore scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano).

RICERCA IN LOMBARDIA – La nascita della Fondazione Centro Europeo di Nanomedicina si inserisce in una più ampia strategia di Regione Lombardia a favore della ricerca e dell’innovazione in tutti i campi, a cominciare da quello della salute. In Lombardia sono presenti 56 dipartimenti universitari delle facoltà di medicina, 17 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (42% del totale nazionale), 47 istituti e 32 centri di ricerca e 11 centri di eccellenza nei settori delle biotecnologie, della genomica e delle nanotecnologie promossi da Regione Lombardia.
La Fondazione realizza pienamente l’esigenza di valorizzare l’eccellenza lombarda nel settore della ricerca:
– la Lombardia è la prima regione italiana per numero di addetti alla ricerca e sviluppo (37.149) e anche per spese intra-muros (3.623 milioni di euro);
– si spende più di un terzo degli investimenti nazionali dei 4284 brevetti italiani pubblicati dall’EPO nel 2007, 1.363 sono lombardi (36%)
– la Lombardia, con 78 companies, è il principale biotech cluster italiano.
Oltre alla nascita del Centro Europeo di Nanomedicina, Regione Lombardia sostiene la ricerca in tutti i campi. Tra le altre iniziative, il presidente di Regione ha ricordato la Città della salute che nascerà a nord di Milano, il rilancio del centro ricerche di Nerviano, lo sviluppo del parco scientifico internazionale CERBA e il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, inaugurato lunedì scorso a Pavia. A queste iniziative si aggiungono i bandi aperti per un totale di 128 milioni, i fondi specifici come il fondo Seed e il fondo Next e gli accordi di collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali.

Il primo progetto di ricerca della Fondazione Centro Europeo di Nanomedicina si svilupperà lungo diverse linee di ricerca:
– Lo sviluppo di nanoparticelle magnetiche e fluorescenti capaci di agire come agenti di contrasto nelle tecnologie di diagnosi riguardanti condizioni neurologiche. Permetteranno, in altre parole, di ancor meglio evidenziare anche eventuali piccolissime anomalie nel funzionamento cerebrale.
– Lo sviluppo di nano materiali che agiscano da vettori per farmaci e, in particolare, di nuovi vettori per farmaci genetici per la cura del cancro. Ovvero di micro veicoli che trasporteranno all’interno del corpo umano il farmaco fino al punto dove si trova la cellula ammalata, rilasciandolo in modo programmato a seconda del fabbisogno terapeutico.
– La creazione di micro sensori in grado di rilevare quantità molto piccole di DNA, proteine, enzimi o peptidi nell’attività, importanti, in particolare nella diagnosi precoce.
– La creazione di materiali auto assemblanti e nano strutturati capaci di aiutare la medicina rigenerativa, ossia la ricreazione di organi danneggiati, specialmente connessioni nervose lesionate.

LA FONDAZIONE – La Fondazione “Centro europeo di Nanomedicina” nasce il 23 luglio 2009 dalla collaborazione di 10 centri di ricerca pubblici e privati lombardi con il patrocinio e il sostegno finanziario della Regione Lombardia:

– Fondazione IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare)
– Fondazione IRCCS “Ospedale Maggiore policlinico Mangiagalli e Regina Elena”
– Fondazione “Scuola Europea di Medicina Molecolare” (SEMM)
– Genextra S.p.A.
– Istituto Europeo di Oncologia” (IEO)
– Istituto Neurologico Carlo Besta
– Politecnico di Milano
– STMicroelectronics S.r.l.
– Università degli Studi di Milano
– Università degli Studi di Pavia

La Fondazione opera attraverso i suoi organi realizzando, promuovendo e sostenendo attività di ricerca, attraverso la stipula di convenzioni con enti pubblici e privati o la partecipazione ad altre associazioni, fondazioni, enti e istituzioni con obiettivi simili. Inoltre può promuovere e organizzare seminari, corsi di formazione, manifestazioni, convegni, incontri, oltre che gestire direttamente o indirettamente spazi e laboratori, istituire premi e borse di studio, ecc.

NANOMEDICINA – La nanomedicina è un settore di estremo interesse, da cui ci si aspetta un radicale mutamento in campo di diagnosi e cura nel prossimo futuro, su cui esistono competenze di base, scientifiche, tecnologiche e industriali all’interno della nostra regione. E’ basata sull’applicazione delle nanotecnologie alle discipline mediche, in particolare per gli esami diagnostici e la somministrazione di farmaci.
Con la nascita del Centro Europeo di Nanomedicina, potranno quindi essere sviluppate soluzioni avanzate per la diagnostica precoce e lo screening di massa per patologie tumorali e cardiovascolari, basate su analisi proteomiche, genomiche e metaboliche e per il rilascio controllato spaziale e temporale di terapie personalizzate.

Aneurisma cerebrale

Mayo Clinic e IBM migliorano la diagnosi tempestiva dell’ aneurisma cerebrale

Prevenire la rottura letale di vasi sanguigni nel cervello è l’obiettivo di un nuovo progetto della Mayo Clinic per aiutare i radiologi a diagnosticare gli aneurismi con una rapidità e precisione di gran lunga superiori a quelli attuali. Il nuovo metodo utilizza tecniche analitiche sviluppate dalla collaborazione tra Mayo e IBM, Medical Imaging Informatics Innovation Center, e ha dimostrato un tasso di precisione del 95 per cento nell’individuazione degli aneurismi, rispetto al 70 per cento dei metodi tradizionali. I risultati del progetto sono stati riportati nel Journal of Digital Imaging (pubblicato online il 24 novembre 2009).

Il progetto, che ha già salvato la vita a numerose persone, ha esaminato più di 15 milioni di immagini di migliaia di pazienti da quando è stato avviato ai primi di luglio. Utilizza una tecnologia che abbina diagnostica per immagini avanzata e analisi dei dati per evidenziare probabili aneurismi per una diagnosi precoce. Questo aiuta i radiologi a identificare gli aneurismi prima che causino un’emorragia cerebrale o un danno neurologico. In futuro, Mayo Clinic prevede di utilizzare lo stesso approccio per altri test diagnostici come la diagnosi del cancro o di anomalie dei vasi in altre parti del corpo.

“Questo programma completamente automatico è importante perchè aiuta i radiologi a individuare gli aneurismi negli esami di angio-risonanza magnetica,” ha dichiarato il dott. Bradley Erickson, radiologo della Mayo nonché senior author dello studio e condirettore del Medical Imaging Informatics Innovation Center alla Mayo Clinic.

Una persona su 50 negli Stati Uniti presenta un aneurisma non rotto — la dilatazione di un’arteria causata da un’anomalia della parete del vaso sanguigno — e circa il 40 per cento di tutte le persone che sono vittime della rottura di un aneurisma cerebrale muore a seguito di questo evento.
Solitamente, un paziente con sospetto aneurisma cerebrale dovuto a ictus, lesione traumatica o anamnesi familiare dovrebbe essere sottoposto a un esame invasivo con l’impiego di un catetere che inietta del liquido di contrasto nel corpo, una tecnica che presenta rischi di complicanze neurologiche. Per migliorare il processo di diagnosi utilizzando la tecnologia di imaging con angio-risonanza magnetica non invasiva, Mayo Clinic e IBM hanno collaborato a creare i cosiddetti “automatic reads” che eseguono algoritmi diagnostici subito dopo la scansione.
Una volta acquisite, le immagini vengono inviate automaticamente ai server del Medical Imaging Informatics Innovation Center di Mayo e IBM che si trovano nel campus di Mayo a Rochester, una struttura di ricerca collaborativa che abbina computing avanzato ed elaborazione delle immagini per fornire un’analisi delle immagini più veloce e accurata. Questi algoritmi allineano e analizzano le immagini per individuare ed evidenziare potenziali aneurismi — compresi quelli molto piccoli, inferiori a 5mm — in modo che radiologi specializzati possano condurre un’analisi ulteriore e definitiva.
Dal momento in cui un’immagine viene catturata fino al momento in cui è pronta per essere letta da un radiologo, spesso vi è una finestra temporale di soli 10 minuti. In questi 10 minuti, il nuovo workflow è in grado di identificare le immagini che escono dagli scanner e di inviare quelle relative alla testa e al cervello attraverso il workflow speciale, che esegue poi una rilevazione automatica degli aneurismi. In media, questo può avvenire nel giro di pochi minuti, migliorando l’efficienza e facendo risparmiare tempo prezioso ai radiologi e, soprattutto, consentendo una diagnosi più rapida che è importante soprattutto nel caso di un aneurisma grave.

“Il nostro lavoro congiunto con la Mayo Clinic su questo progetto sfrutta la competenza di IBM nell’high performance computing e la applica alle tecniche analitiche in campo sanitario, permettendoci di rimuovere parte delle barriere in termini di tempo ed efficienza, per rendere la diagnostica per immagini uno strumento di screening preventivo ancora più prezioso. Consentire un ampio accesso a questa capacità attraverso la fornitura di servizi cloud è il passo successivo naturale,” ha dichiarato Bill Rapp, CTO IBM di Healthcare and Life Sciences e condirettore del Medical Imaging Informatics Innovation Center.

Il sistema di diagnosi degli aneurismi utilizza un algoritmo sviluppato dai ricercatori della Mayo che viene eseguito su IBM WebSphere Process Server per modellare e orchestrare il workflow automatizzato. Le immagini sono memorizzate su IBM DB2 for Linux e Windows data service e la logica workflow gira su IBM System x servers e IBM storage.

Per saperne di più su IBM, visitate il sito:

www.ibm.com/think


Biochimica: scoperte su Alzheimer e Parkinson

Alzheimer e Parkinson: passi avanti nella ricerca biochimica per capire l’origine delle patologie

Su “Nature Chemical Biology” studio di ricercatori dell’ateneo
Scoperti elementi strutturali della tossicità alla base di malattie di forte impatto sociale come l’Alzheimer, il Parkinson e di altre patologie non neurodegenerative come l’amiloidosi . E’ il risultato di uno studio appena pubblicato online sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Chemical Biology e realizzato da un team di ricercatrici e ricercatori del Dipartimento di Scienze biochimiche, guidato da Fabrizio Chiti (“A causative link between the structure of aberrant protein oligomers and their toxicity”).

Al lavoro, condotto principalmente dalla giovane studentessa di dottorato di ricerca Silvia Campioni, hanno partecipato in maniera significativa anche i gruppi di ricerca di Cristina Cecchi, sempre del Dipartimento di Scienze biochimiche, e di Annalisa Relini (Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova).

“Malattie come l’Alzheimer, il Parkinson o l’Amiloidosi – spiega Fabrizio Chiti – sono dovute all’incapacità di una ben precisa proteina del nostro organismo a rimanere solubile e funzionale: si creano, perciò, degli aggregati, detti «fibrille amiloidi», che si accumulano in tessuti dal ruolo chiave come ad es. il cervello. Prima di diventare aggregati fibrillari maturi, però -continua Chiti – l’aspetto è quello di aggregati intermedi, detti «oligomeri». Sono essi i veri responsabili delle patologie e risultano molto difficili da identificare e studiare perchè sono instabili e hanno struttura eterogenea”.

I risultati della ricerca hanno per la prima volta fatto luce sulle caratteristiche strutturali degli oligomeri. Lavorando con una proteina modello è stato possibile formare due tipi di oligomeri, entrambi stabili e studiabili: un tipo tossico nei confronti di cellule in coltura e un altro tipo che invece appare benigno. Un metodo altamente innovativo ha consentito di fornire informazioni a livello molecolare, permettendo di identificare le principali differenze strutturali tra i due tipi di oligomeri, sottolineando, quindi, i fattori responsabili della loro tossicità.

“Studiare a livello molecolare gli oligomeri – ha commentato Chiti – apre importanti orizzonti sul meccanismo che sta all’origine di queste malattie e permette di identificare nuovi bersagli per l’intervento terapeutico. Sulla strada aperta dalla nostra ricerca di base si può sviluppare la ricerca farmacologica. Per dirla con un’immagine, stiamo preparando il terreno dove costruire l’edificio della prevenzione e della cura”.

La ricerca è stata segnalata da Fabrizio Chiti, Dipartimento di Scienze Biochimiche, fabrizio.chiti@unifi.it  

www.unifi.it


Innovazione: la carota nera è una bomba di vitamine

 

Innovazione: la carota nera è una bomba di vitamine

Non solo arancioni, ma anche nere e gialle. E presto anche rosse e bianche. Carote di tutti i colori per “curare” o prevenire malattie diverse. Non è fantascienza (e niente che abbia a che vedere con la manipolazione genetica), ma una realtà anche in Italia, dove un’ azienda all’avanguardia, associata a Confagricoltura, nella Piana del Fucino (il regno di questo fantastico ortaggio) produce succhi, concentrati e creme di carote nere e gialle, destinati alla produzione di bevande multivitaminiche.

E il proprietario, Alessandro Aureli, si sente più un farmacista che un agricoltore.

Carota nera, o “purple carrot”, come la chiamano i suoi clienti, al 90% stranieri (come d’altra parte è straniera la quasi totalità dell’ industria agroalimentare), ricca di antociani, quelli che si trovano nei mirtilli o nel vino rosso: antiossidante, contro i radicali liberi, i danni provocati dalle radiazioni ultraviolette, la fragilità capillare, per chi ha problemi di circolazione e di origine infiammatoria.


Carota gialla, con un alto contenuto di luteina, invece, per chi ha problemi agli occhi. Questa sostanza, infatti, aumenta la densità del pigmento maculare della retina e riduce fortemente i rischi di degenerazione.

Infine, carote arancioni, con il loro famoso betacarotene. Ma non tutte ne contengono la stessa quantità. Per succhi e bevande multivitaminiche, l’impresa associata a Confagricoltura, sceglie quelle più ricche di questa preziosa sostanza.

“Presto arriveranno anche le carote rosse e quelle bianche”. Lo dice Confagricoltura, che ricorda che, d’altra parte la carota nasce nera, probabilmente in Afghanistan. Sono gli olandesi, i più grandi produttori di semi al mondo che, nel 1500, in onore del re Guglielmo d’Orange, la fecero diventare arancione.

Dall’azienda Aureli le carote non vengono utilizzate solo per succhi, ma anche essiccate per aromi o coloranti naturali, trasformate in farine per prodotti da forno destinati soprattutto ai celiaci.


Arriveranno al sud 1,6 miliardi di euro per Ricerca e Innovazione

Ricerca, al via il Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività per le Regioni della Convergenza

1,6 miliardi di euro per Ricerca e Innovazione nel Mezzogiorno
Roma, 31 luglio 2009

Sono stati firmati oggi al Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca i primi tre Accordi di Programma Quadro (Calabria, Campania, Puglia) che danno attuazione al Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività per le Regioni della Convergenza, sottoscritto lo scorso 25 giugno dal Ministro Mariastella Gelmini e dai Presidenti delle Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia.

Gli accerti firmati oggi danno il via libera allo stanziamento di 1,6 miliardi di euro per i prossimi tre anni, provenienti da risorse comunitarie (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e nazionali (Fondo di Rotazione).
Gli APQ sono il principale strumento di attuazione della strategia di intervento che può contare per la Ricerca su 3,2 miliardi di euro. La prossima settimana sarà firmato anche l’APQ con la Regione Sicilia.


Le principali linee di intervento sono le seguenti •Aree scientifico-tecnologiche Interventi per rafforzare il potenziale di ricerca e innovazione delle regioni negli ambiti scientifico-tecnologici di importanza strategica per l’economia delle Regioni della Convergenza. •Reti per il rafforzamento del potenziale scientifico-tecnologico Interventi diretti a sostenere la capacità innovativa delle università, dei centri di ricerca e delle imprese, promuovendo lo sviluppo di filiere scientifico-tecnologiche di eccellenza pubblico-private, il potenziamento e lo sviluppo di Distretti di Alta Tecnologia e relative reti, nonché la creazione, il potenziamento e lo sviluppo di laboratori pubblici e privati. •Potenziamento delle strutture e delle dotazioni scientifico-tecnologiche Sviluppo delle strutture di eccellenza di valenza sovra-regionale per rispondere alle esigenze di innovazione delle imprese. •Valorizzazione dei risultati migliori Valorizzazione dei migliori risultati conseguiti sia nelle Regioni della Convergenza che nel Centro-Nord per la promozione di reti di servizi per l’innovazione (consulenza, sensibilizzazione, tutoraggio). Se ti è piaciuto questo articolo potresti essere interessato al nostro network di blog professionali dedicati all’impresa e alle aziende o al nostro sito di videonews internazionali.